Un sontuoso banchetto allietato da musici e danzatrici ha deliziato, ad Amelia, gli ospiti pervenuti in onore di Germanico, del quale si celebra quest’anno il bimillenario della morte.
Nei suggestivi ambienti di Palazzo Venturelli l’antica Roma è tornata nei piatti dei commensali, grazie all’archeo chef Marino Marini ed al professor Paolo Braconi dell’Università di Perugia.
Il menù, composto con materie prime presenti anche sulle mense dell’epoca, è stato realizzato, sulla base delle antiche ricette pervenute sino a noi grazie ad autori come, tra gli altri, Apicio e Columella.
Tanti i prodotti locali di eccellenza che sono stati messi a disposizione dai produttori della zona per la realizzazione dei piatti.
“Ab ovo usque ad mala”, come da prassi ha aperto il pasto la Gustatio, ovvero l’antipasto, composta da un Botellum ex ovo (salsicciotto a base di uova e cipola), Moretum su Tracta (sfoglia di pane con salsa di formaggio e aromi) e Patina di Rose (Terrina di uova e fiori); a seguire le Primae Mensae, ovvero i piatti centrali) con la Farmicina Apiciana (Farsiccia) con mostarda originaria, Zucche alessandrine (Stufato di zucchine agrodolci), Porcellus assus (maialino da latte arrosto), Pepones et melones (meloni in agrodolce); hanno chiuso il pasto le Secundae Mensae (i dolci) con la Tyropatina (budino di uova e pepe), Mala amerina in caroena (cialda di mele amerine in mosto mielato e ricotta) annaffiate con il Mulsum, il famoso vino mielato e speziato.
Il viaggio gustativo nel tempo proposto dal Comune di Amelia è stato finanziato dal Gal ternano in collaborazione con Archeofood e si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il bimillenario di Germanico in corso ad Amelia, i mosti e le senapi sono state offerte dal progetto Ma.Se.Um, mentre l’Associazione Ocricolum A.D. 168 era presente con alcuni suoi musici e danzatrici.
Riscoprire la cucina antica significa riscoprire, attraverso il gusto, le proprie radici: con estrema efficacia un piatto riesce a narrare le storie di chi lo ha creato, tramandato, le materie prime di un territorio, oltre ad illustrare vividamente i gusti, le abitudini, i saperi, di chi ci ha preceduto, molti dei quali, per lo più inconsciamente, sono ancora saldamente radicati nella nostra cultura che di quella romana è figlia. Riproporre la cucina antica significa intraprendere un viaggio tra sapori, odori e colori che, oggi come allora, sono l’essenza della nostra gastronomia.
Benedetta Tintillini